L’equazione scarso rendimento scolastico/interruzione sportiva pare essere di gran moda tra i genitori che quotidianamente frequentano i nostri studi.
Ma funziona davvero?
Davvero un bambino frustrato da tale provvedimento genitoriale apparirà maggiormente motivato dinnanzi allo studio e alle incombenze scolastiche?
Ritengo condizione fondamentale per approcciarsi all’apprendimento essere in uno stato di serenità e di tranquillità; condizione che non coincide presubilmente con la frustrazione dovuta ad una punizione o ad un castigo.
Lo sport occupa una piccola parte della giornata dei nostri ragazzi, obiettivo pomeridiano pregno di significati; salute fisica e psicologica sono il terreno fertile nel quale coltivare motivazione e senso di autoefficacia. E come sarebbe possibile affrontare verifiche ed interrogazioni senza tali componenti?
Ecco perché il campo da calcio (o la vasca della piscina) sono alleati importantissimi dei nostri figli, vere palestre di attenzione e concentrazione.
Che fare davvero quindi dinnanzi a scarsi profitti scolastici?
Innanzitutto analizzare ciò che concorre a mantenere in salute fisica e psichica il bambino (lo sport di certo!) aiutandolo ad ancorarsi a fondamenta positive, dopo di che accertarsi che metodo di studio e modalità organizzative scelte siano davvero efficaci e adatte allo stile cognitivo proprio del bambino.
Pedagogista
Mara Buffoni